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Carenza di vitamina D
La carenza di vitamina D nei giovani e negli adulti
Diversi studi epidemiologici hanno mostrato che in Italia circa l’80% della popolazione mostra una carenza di Vitamina D.
La vitamina D, chiamata anche “vitamina del sole” è sintetizzata dal nostro organismo grazie all’assorbimento dei raggi del sole attraverso la pelle. Favorisce l’assorbimento del calcio e del fosforo che si assumono attraverso l’alimentazione, contribuendo a mantenere le ossa e i denti forti. Un apporto insufficiente di vitamina D può esporre a osteoporosi, una perdita di tessuto osseo e che espone a rischio di fratture.
Soprattutto anziani e donne dopo la menopausa, ma in generale tutti gli adulti possono essere soggetti a carenza di vitamina D, se non se ne assicurano i giusti livelli attraverso una dieta adeguata, vita all’aria aperta e regolare esposizione ai raggi solari. La carenza di questa sostanza fondamentale è legata ai problemi di scheletro e denti. Le persone che ne soffrono, adulti o bambini, possono infatti essere soggetti ad altri disturbi, come riduzione della forza muscolare e dolori diffusi. Inoltre si può essere più soggetti a infezioni in quanto la vitamina D contribuisce al corretto funzionamento del sistema immunitario.

Solo quando una persona raggiunge una grave carenza sopraggiungono dolore alle ossa, ai muscoli e alle articolazioni. Inoltre, si avverte una sensazione di debolezza generalizzata e le ossa iniziano a manifestare i primi segnali di fragilità. Possono comparire anche segnali di tipo neurologico, come confusione mentale e contrazioni involontarie dei muscoli, chiamate disturbi da fascicolazione muscolare.
Per capire le ragioni che portano alla carenza di vitamina D, è opportuno spiegare in che modo l’organismo si procura questa sostanza.
La vitamina D può essere assunta in due forme: una è la vitamina D2, presente in lieviti, alghe e alcuni funghi; l’altra è la vitamina D3, che può essere assunta attraverso alcuni cibi, ma la cui sintesi avviene soprattutto grazie all’esposizione della cute alla luce solare (in particolare ai raggi ultravioletti B o raggi UVB).
Nel nostro Paese, la popolazione è frequentemente soggetta a bassi livelli di vitamina D. La prima ragione è che, nonostante l’Italia goda di una buona irradiazione solare, adulti, bambini e anziani trascorrono troppo poco tempo all’aria aperta, non approfittando quindi degli effetti benefici dei raggi del sole che stimolano nella pelle la sintesi della vitamina D. L’esposizione al sole di braccia e gambe, associata a un po’ di attività fisica come corsa, camminata o gioco all’aria aperta, sarebbero sufficienti per procurare all’organismo la quantità necessaria di questa sostanza, evitando così il rischio di carenze.
Un altro fattore che porta a bassi livelli della preziosa sostanza è una dieta che prevede pochi cibi ricchi di vitamina D. La principale fonte alimentare di vitamina D è l’olio di fegato di merluzzo, oggi poco diffuso, ma che una volta era un irrinunciabile ricostituente per prevenire nei bambini la grave carenza responsabile di rachitismo. La vitamina D è poi presente, nei pesci grassi, come il tonno e lo sgombro, nel tuorlo d’uovo, nei latticini. In alcuni Paesi europei, per combattere l’insufficiente apporto della vitamina D, questa sostanza viene aggiunta anche ad altri cibi comuni che ne sono naturalmente privi o che ne contengono una quantità ridotta, per esempio gli alimenti di origine vegetale. In Italia, la produzione di alimenti fortificati con vitamina D non è ancora sufficientemente diffusa, a esclusione di alcuni prodotti, per esempio i cereali per la prima colazione.
Negli adulti, oltre ai fattori già citati, si possono aggiungere altre ragioni che comportano una riduzione, nell’organismo, di questa sostanza. Nell’adulto, abitudini come il tabagismo, l’assunzione di alcol, l’obesità costituiscono fattori di rischio per la carenza di questa sostanza. Anche alcune terapie farmacologiche possono portare a un aumento del fabbisogno di vitamina D, perché ne impediscono il corretto processo di assorbimento intestinale.
Le donne in menopausa necessitano di un fabbisogno maggiore nell’assunzione di vitamina D. In questa fase della vita, infatti, diminuisce il livello di estrogeni: questi ormoni svolgono un ruolo essenziale nell’assorbimento di calcio e fosforo per la salute e la forza dell’osso, quindi è necessaria più vitamina D per evitare di incorrere nell’osteoporosi. Negli anziani esiste invece una correlazione tra la vita sedentaria, trascorsa soprattutto in casa, la nutrizione non sempre adeguata e i bassi livelli di vitamina D assunta. Per queste ragioni, su consiglio del medico, potrebbe essere opportuno considerare l’impiego di integratori a base di vitamina D.
Nemmeno i bambini e i giovani, le fasce di età più attive e che dovrebbero trascorrere più tempo all’aria aperta, sono immuni dal rischio di carenza di vitamina D. Questo avviene per l’aumentato fabbisogno di vitamina D in queste fasi della vita, in cui l’organismo è in crescita e tessuti e cellule hanno una maggiore richiesta di tutti i nutrienti. Per questa ragione i bimbi devono trascorrere ogni giorno un po’ di tempo all’aria aperta, per godere dei benefici effetti della luce solare.
Bambini e ragazzi non devono poi farsi mancare cibi comuni che contengono la vitamina D, come uova, pesci grassi, latticini. Integratori a base di vitamina D in queste fasce d’età possono essere assunti solo dietro consiglio medico nei casi di mancato assorbimento.