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Vitamina D e ossa
Vitamina D e ossa: l’importanza per la salute delle donne
Le ossa nel loro insieme costituiscono lo scheletro, cioè l’impalcatura che sostiene il corpo. Sono formate da tessuto osseo, ricco di minerali, caratterizzato da una particolare durezza e una forte resistenza agli stimoli meccanici.
Le ossa hanno caratteristiche diverse a seconda delle funzioni: la loro forma, dimensione e densità possono essere molto varie.

Il tessuto osseo è composto da alcuni elementi fondamentali, il primo dei quali è la matrice ossea, formata principalmente da collagene, che consente alle ossa di essere elastiche e resistenti.
C’è poi una componente cellulare, rappresentata da tre tipi di cellule:
- gli osteoblasti, che producono tessuto osseo, fondamentali per il processo di mineralizzazione ossea, ovvero la fissazione dei minerali nella matrice ossea
- gli osteoclasti, responsabili della distruzione e del riassorbimento del tessuto osseo
- gli osteociti, che partecipano al rimodellamento dell’osso in risposta a stimoli di varia natura.
Il tessuto osseo possiede anche una componente minerale: in particolare, il contenuto di fosforo e quello di calcio lo rendono particolarmente duro e resistente.
La struttura delle ossa prevede una parte esterna compatta e una interna spugnosa, che le rende più leggere, elastiche e meno fragili.
Le ossa sono poi ricoperte da una sottile membrana protettiva, nella quale si trovano i nervi sensibili al dolore.
Una caratteristica importante del tessuto osseo è la sua tendenza a modificarsi e a ripararsi continuamente, secondo un processo noto come rimodellamento osseo: il tessuto più vecchio viene distrutto e rimosso (riassorbimento) e sostituito gradualmente da tessuto nuovo (osteogenesi).
Nei bambini, negli adolescenti e nei giovani fino a circa 20 anni, in fase di crescita, le ossa aumentano di dimensione e diventano più robuste: in questo periodo, la formazione del nuovo tessuto osseo prevale sul riassorbimento. Nei successivi 5-10 anni si ha una fase di consolidamento, in cui si raggiunge il picco della massa ossea.
In condizioni di normalità, il processo di rimodellamento continua regolarmente fino a 65 anni circa negli uomini e alla menopausa nelle donne.
Da quel momento in poi, però, il rimodellamento diventa via via meno efficiente, e il riassorbimento diventa prevalente rispetto alla formazione di nuovo tessuto osseo: le ossa vanno incontro a una diminuzione della concentrazione di minerali e la massa ossea si riduce. Se la perdita del contenuto di minerali nelle ossa è troppo consistente si manifesta l’osteoporosi, che rende le ossa deboli e fragili, aumentando il rischio di fratture.
Con il termine generico di vitamina D si indica un gruppo di molecole che svolgono un ruolo fondamentale per la salute dell’organismo: aiutano a mantenere nella norma i livelli di calcio nel sangue e contribuiscono all’assorbimento intestinale del calcio e del fosforo che, insieme alla vitamina D, favoriscono il mantenimento di ossa e denti normali.
Oltre ad essere coinvolta nei processi fisiologici di regolazione e mantenimento del tessuto osseo, la vitamina D entra in gioco in diverse funzioni biologiche, tra cui quella di contribuire al buon funzionamento del sistema immunitario.
Le forme principali di questa vitamina sono la vitamina D2, presente principalmente nei funghi, e la vitamina D3, disponibile negli alimenti di origine animale.
La sintesi della vitamina D avviene nella pelle, grazie all’esposizione al sole. I raggi solari, infatti, innescano una reazione chimica trasformando un precursore presente nelle cellule della pelle in vitamina D3. La vitamina D3 prodotta in questo processo, al pari della forma esogena introdotta con l’alimentazione e assorbita nell’intestino, non è attiva e non può quindi esercitare la propria azione biologica. Attraverso la circolazione sanguigna viene trasportata da proteine specifiche nel fegato prima e nel rene poi, dove viene attivata grazie all’azione di enzimi. La forma biologicamente attiva è in grado di legarsi a specifici recettori espressi sulla superficie delle cellule di diversi tessuti e organi, agendo di fatto come un ormone e regolando diverse funzioni biologiche.
In caso di carenza di vitamina D, una condizione chiamata anche ipovitaminosi, l’organismo assorbe una quantità inferiore di calcio e di fosforo, che può risultare insufficiente per mantenere le ossa in salute, aumentando quindi il rischio di insorgenza di disturbi a carico delle ossa.
La carenza di vitamina D comporta anche una riduzione della concentrazione di calcio nel sangue
La situazione contraria, cioè l’eccesso di vitamina D, è piuttosto rara, perché è difficile assumerne quantità eccessive con la dieta, dal momento che gli alimenti ne contengono generalmente piccole quantità. Bisogna però prestare attenzione al dosaggio della supplementazione: l’eccesso di vitamina D può provocare sintomi da intossicazione come vomito, diarrea, contrazioni e dolori muscolari.
Per la donna l’apporto di calcio e vitamina D è importante per la salute delle ossa, soprattutto in alcune fasi della vita.
La vitamina D, come il calcio, è importante in menopausa, periodo in cui la donna può essere maggiormente esposta a un aumento del rischio di fratture. Infatti, l’incidenza di fratture dovute alla fragilità delle ossa aumenta con l’età, soprattutto nelle donne più che negli uomini.
Come già accennato, la produzione di vitamina D3 nella pelle avviene grazie all’azione dei raggi solari. La normale esposizione al sole è in generale sufficiente per soddisfare il fabbisogno giornaliero di vitamina D negli adulti.
Possono tuttavia presentarsi delle condizioni che determinano una inadeguata esposizione al sole, che può causare una minor produzione di vitamina D. Per esempio, le persone anziane, i pazienti ricoverati per lunghi periodi di tempo, gli ospiti delle case di riposo e, in generale, chi non ha la possibilità di trascorrere del tempo all’aperto sono maggiormente esposti al rischio di una carenza di vitamina D.
Esistono poi situazioni particolari in cui, nonostante un’esposizione al sole adeguata, la vitamina D non viene prodotta in quantità sufficiente: è il caso delle persone con carnagione molto scura e degli anziani (con l’avanzare dell’età la produzione di vitamina D diminuisce). Infine, alcuni disturbi epatici e renali possono interferire con la trasformazione della vitamina D nella forma attiva, mentre alcune malattie croniche, come la fibrosi cistica, la celiachia e il morbo di Crohn, possono diminuirne l’assorbimento.
Per quanto riguarda l’assunzione di vitamina D con la dieta, bisogna ricordare che solo determinati alimenti che la contengono. Le fonti alimentari che contengono quantità significative di vitamina D sono essenzialmente di origine animale: l’olio di pesce, e in particolare l’olio di fegato di merluzzo (la principale fonte di vitamina D), ma anche il fegato, il salmone e altri prodotti ittici come lo sgombro, l’anguilla, l’aringa e la sardina possono contribuire a un apporto adeguato. Inoltre, il tuorlo dell’uovo, il latte e i suoi derivati, in particolare il burro e i formaggi molto grassi contengono vitamina D, anche se in quantità più limitata. Altri alimenti che possono contribuire secondariamente ad un apporto quotidiano di vitamina D sono i funghi.
In caso di carenza, si può ricorrere all’integrazione con alimenti arricchiti e integratori di vitamina D. In caso di fattori di rischio per l’ipovitaminosi o sintomi sospetti, tra gli esami che il medico può richiedere per accertare un caso di carenza di vitamina D nell’organismo, spesso è sufficiente un prelievo di sangue per il dosaggio della vitamina D sierica.
Una supplementazione di vitamina D per contrastarne la carenza può essere consigliata negli anziani e nelle donne in menopausa, che spesso presentano anche osteoporosi e fragilità ossea.
Gli integratori alimentari possono contenere diversi dosaggi di vitamina D, eventualmente associata ad altre componenti, vitamine e a sali minerali. Sono disponibili in diverse formulazioni, come gocce orali, capsule molli e film orodispersibili, da sciogliersi in bocca.